18/4/2005: la scalata del Grappa

Chi avrebbe mai pensato, partendo dai 130 metri di altitudine di Romano d’Ezzelino in una bella giornata di aprile, di finire la pedalata con una… podistica, correndo addirittura sulla neve? Ebbene, è andata proprio così! Non si è trattato, in questo caso, di una prova ufficiale del trofeo Bonatti, né poteva essere altrimenti, considerato che erano presenti solamente Marco e Paolo. Eppure se di prova ufficiale si fosse trattato, sarebbe certamente passata alla storia come la più avventurosa. Chissà perché, ma il Monte Grappa non è riuscito a smuovere il grosso del trofeo, tanto che ad un certo punto Marco era convinto di dover affrontare la scalata da solo. Peccato, perché questa montagna è giustamente ritenuta una delle più suggestive e interessanti per i suoi paesaggi: da una parte le Dolomiti venete dall’altra la Pianura Padana e l’accattivante possibilità di scorgere, nelle giornate limpide, il mare Adriatico.
In extremis alla comitiva si aggiunge Paolo e così il terzetto (il DS Carlo, ovviamente, non può mancare!) parte alla volta di Romano sotto un caldo sole primaverile. Un paio di chilometri di riscaldamento e via con la salita che parte dal piccolo paese di Semonzo!
In due, ovviamente, non si può parlare di scatti e controscatti, ma di una andatura costante, e che andatura! La salita non è certamente facile perché molti sono i tratti con pendenza intorno al 10%, eppure la velocità sfiora spesso i 20 km orari.

Paolo in questo periodo è senza dubbio il più forte della compagnia; così, a metà circa dei 19 km di salita, eccolo viaggiare in perfetta solitudine sotto l’occhio vigile del DS Carlo, che annota tempi e distacchi. Fin sopra i 1000 metri di quota la temperatura è ottimale, il sole scalda l’aria fino a valori primaverili. Un paio di gallerie rappresentano il primo campanello d’allarme: senza il sole non è poi così caldo! A due terzi del percorso la situazione cambia drasticamente: si alzano grossi nuvoloni ed ai lati della strada si cominciano ad intravedere i resti di una recente nevicata.
Un lungo rettilineo in forte pendenza lascia spazio ad un tratto in cui la neve è presente anche sulla strada: evidentemente nessuno ha pensato di pulirla!

Un falsopiano ed alcune brevi discese devono essere percorse a velocità ridotta per il rischio di scivolate. Ma il “peggio” deve ancora arrivare: dopo i 1500 metri di quota la strada è coperta in più punti da un manto di dieci centimetri di neve. Bisogna scendere e proseguire a piedi!

Due chilometri così! Poi l’incrocio con la strada che sale da Seren, questa completamente sgombra, e la tanto attesa risalita in sella per l’ultimo chilometro verso la vetta. Il monumentale ossario ci accoglie in un contesto d’alta montagna con freddo, vento, nuvoloni veloci che raramente lasciano trasparire il sole. Niente vista sul mare Adriatico, purtroppo, ma l’appuntamento è solo rimandato! Un bravo a chi ha voluto portare a termine l’impresa a tutti i costi, DS Carlo compreso, che era senza gomme da neve!

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