C’è caldo e caldo…
Nel linguaggio dei media alcuni concetti scientifici, talvolta molto semplici, vengono storpiati per enfatizzare le situazioni che si vogliono descrivere; l’effetto è quello di fare vera e propria disinformazione.
È così, purtroppo, anche quando un evento meteorologico finisce sulle pagine dei giornali, in televisione o su internet.
In questo modo un temporale più forte del normale diventa un’alluvione o addirittura una “bomba d’acqua” e una temperatura minima di pochi gradi sotto lo zero rappresenta un “freddo polare”.
Anche il tanto inflazionato tema del “global warming”, il riscaldamento globale del pianeta Terra indotto dall’effetto serra, non sfugge a questa regola. Esso implica, evidentemente, il frequente utilizzo del termine “caldo”, solitamente abbinato un altro aggettivo che dovrebbe in qualche modo specificarne la qualità.
Il problema nasce proprio dal fatto che molti non conoscono il significato di tali aggettivi.
Così il termine torrido è divenuto una sorta di superlativo assoluto da utilizzare ogni volta che la temperatura supera i 30 gradi.
Il caldo torrido indica, invece, un caldo intenso ma secco, ovvero con bassi tassi di umidità relativa (indicativamente sotto il 40%). In sostanza si tratta delle condizioni tipiche delle zone aride, che proprio per la limitata presenza di vapore acqueo sono più facilmente sopportabili. Quando il caldo è torrido, infatti, la dispersione di calore attraverso l’evaporazione del sudore risulta facilitata e l’organismo mantiene più agevolmente la temperatura corporea, tanto che si può resistere anche a 50 gradi Celsius.
Quando al caldo si accompagnano tassi di umidità relativa più elevati esso diventa AFOSO; questo è il tipo di caldo frequente nelle aree padane durante le assolate giornate estive. L’umidità supera il 50%, l’evaporazione del sudore è difficoltosa e i soggetti più deboli rischiano colpi di calore e collassi.
Se l’umidità aumenta ancora si passa al caldo OPPRIMENTE, tipico delle aree equatoriali ma riscontrabile anche nelle vicinanze di grandi masse d’acqua in zone dal clima temperato come l’Italia. Gli effetti di una esposizione prolungata a tali condizioni possono risultare letali per i soggetti più deboli; in ogni caso è consigliabile ridurre al minimo qualunque attività.
Ne consegue dunque che la sensazione di caldo dipende anche dall’umidità, tanto che, per esempio, risultano ugualmente fastidiose una temperatura di 28 gradi con l’85% di umidità e una 40 gradi con il 20%.
Associando l’umidità relativa e la temperatura si è giunti alla definizione della tabella qui riportata, che rappresenta l’indice di calore corporeo, ovvero la temperatura effettivamente percepita dall’organismo nelle diverse situazioni climatiche.

Valore di temperatura avvertito dal corpo umano in base all’umidità dell’aria (indice di calore)
