Deviazione planimetrica in Val d’Adige
Spesso forze terrificanti agiscono sotto i nostri occhi senza che noi ce ne accorgiamo: è il caso, per esempio, dei movimenti che interessano la crosta terrestre.
Le spinte che fratturano e accavallano grandi formazioni rocciose fino a formare vere e proprie catene montuose sono a dir poco poderose, eppure completamente al di fuori della nostra percezione. Questo perché esse si svolgono su periodi di tempo che nulla hanno a che fare con la durata della vita di un uomo: milioni, decine di milioni di anni.
Ma se non possiamo osservare in modo diretto l’azione di queste forze, ne possiamo perlomeno dedurre gli effetti. La deviazione planimetrica subita dal monte Pastello, dove la Valle dell’Adige sfocia in Pianura Padana, ne è un chiaro esempio.
Scendendo verso sud lungo l’asta dell’Adige, infatti, l’osservatore attento noterà come la Valle Lagarina sia contornata ad ovest dal gruppo del Bondone e del Baldo (il Cornetto 2176 m, il Monte Stivo 2059 m, il Monte Altissimo di Nago 2078 m ed il Monte Baldo 2200 m), mentre ad est dalle Piccole Dolomiti e dal massiccio lessineo (Pasubio 2235 m, Cima Carega 2259 m, Corno d’Aquilio 1545 m), e come queste catene montuose si dispongano grosso modo lungo una direttrice nord-sud.
Il fiume scorre in questo corridoio per decine di chilometri fino all’altezza di Rivoli Veronese, dove la situazione cambia improvvisamente. Qui la valle è sbarrata dai contrafforti del Monte Pastello, che dai Lessini si protende verso ovest prima e nord-ovest poi con una serie di rilievi minori (Rocca di Rivoli, costone di Ceraino, forte di Rivoli, monti La Mesa e Pipalo, monte Moscal, eremo di Garda), fino a toccare il bacino del Benaco con le propaggini della Rocca di Garda; il fiume, che tra l’altro ha alimentato a più riprese fino in tempi storici un grande lago, è così costretto a proseguire in una tortuosa forra, e anche la viabilità umana deve in qualche modo superare l’ostacolo (galleria ferroviaria, salita delle Zuane) per proseguire verso sud.
Recenti studi che hanno coinvolto la morfologia e la tettonica hanno chiarito l’origine della singolare configurazione. L’attività tettonica che ha portato alla formazione della catena alpina ne è direttamente responsabile. La spinta, che nella zona in questione proviene da sud-est, ha fatto letteralmente ruotare il gruppo del Pastello in senso orario.
Va ribadito che il fenomeno descritto si è svolto nell’arco di milioni di anni. Non si immagini un enorme terremoto con le montagne che “camminano”, ma degli spostamenti che si svolsero (e si stanno ancora svolgendo) a “strattoni” misurabili con i sottomultipli del metro.
Ma c’è di più: originariamente il versante era ben più massiccio. L’attività demolitrice operata dai grandi ghiacciai quaternari (le ricerche in questo campo attribuiscono all’ultima glaciazione, quella würmiana, una particolare importanza) ha smantellato buona parte del rilievo, lasciando alcuni monconi identificabili nei già citati Rocca e Forte di Rivoli, monti La Mesa e Pipalo, Monte Moscal, Eremo e Rocca di Garda.
Ecco dunque che la configurazione osservabile in una cartina geografica della zona si rivela ora molto più chiara. La dorsale del Monte Pastello sbarrava fino a pochi milioni di anni fa la Valle dell’Adige; poi varie fasi glaciali in sequenza intaccarono sempre più la montagna, fino alla situazione attuale.
E in futuro? Se l’Adige continuerà la sua azione erosiva sulle pareti del canyon, esso si amplierà gradualmente, mentre anche gli ultimi testimoni dell’antica dorsale verranno consumati, forse da ulteriori passaggi glaciali. Tra qualche milione di anni non vi sarà più nessuna traccia di quello che, nonostante implichi forze umanamente inimmaginabili, è un fenomeno di portata prettamente locale.
Per approfondimenti:
Giuseppe Corrà: Le glaciazioni pleistoceniche nel Baldo, nei Lessini e nei rilievi circostanti (Azimut Edizioni, 2000)