È meteo-terrorismo!
In un commento di qualche tempo fa denunciavo l’enorme ignoranza meteorologica dimostrata dalla classe giornalistica e, talvolta, anche da chi si professa “addetto al lavoro” e dovrebbe informare e documentare il pubblico. Me ne chiedevo il motivo, avanzando tristi ipotesi che vanno al di là della semplice disconoscenza dell’argomento meteorologia e toccano gli interessi della lobby del turismo oppure (è sperabile, a questo punto!) una semplice ricerca del sensazionalismo a tutti i costi.
Ecco dunque che nelle immagini televisive gli inverni siccitosi sembrano risparmiare le piste da sci, miracolosamente e abbondantemente imbiancate (basta mandare in onda immagini di annate favorevoli oppure utilizzare strettissime inquadrature sulle lingue di neve artificiale!), ed ecco che, per una stagione sicuramente calda come è stata l’estate 2003, si inventano improbabili record millenari, salvo poi annunciare un ritorno della pioggia in grande stile su tutta l’Italia al primo modesto quanto banalissimo rovescio temporalesco.
Ce ne sarebbe a sufficienza per deprimersi, eppure il colpo di grazia l’ho ricevuto proprio da chi avrebbe dovuto rappresentare un rifugio per meteoappassionati, una fonte di informazione autorevole, sicura e affidabile per quanto affidabile possa essere una previsione del tempo. Non sto parlando solamente dei vari colonnelli, meteomen e meteoimbonitori vari che ogni giorno sfilano in TV, e ai quali ho già fatto cenno in un precedente intervento. Il dito questa volta è puntato contro alcuni siti meteo che quest’estate non hanno saputo fare di meglio che seguire l’onda innescata dai media, proponendo costantemente, e con ripetuti insuccessi, scenari apocalittici a lungo termine: nubifragi, crolli termici, neve in montagna. Questo era ciò che il popolo voleva: una sia pur vaga speranza di sfuggire all’anticiclone africano che da giugno imperversava sull’Italia, tanto da arroventarla come e forse più del caldissimo luglio 1983. E questo è stato imprudentemente dispensato a piene mani.
Coloro che di questa scienza hanno fatto una vera e propria passione non hanno impiegato molto per capire la strategia che si è scelto di adottare; in ogni caso, a parte qualche voce isolata che più volte ha cercato di riportare tutti alla ragione, per gran parte dell’estate si è andati avanti a suon di proclami, che come unico obbiettivo avevano quello di mantenere alta l’attenzione e, in ultima analisi, di guadagnare in numero di accessi ai propri siti.
Nessuno dei prospettati peggioramenti previsti a lungo termine si è poi avverato; al massimo si è verificato qualche breve episodio di instabilità, che non è certo riuscito a mitigare la calura. Ad ogni mancato appuntamento è andata così sempre più infoltendosi sui vari forum meteo la pattuglia degli scettici, tanto che alla fine di questa estate ormai sull’altra sponda si contano ormai pochi illusi e qualche esaltato.
Questa non è fare informazione scientifica! E’ semplicemente spulciare le tante carte di previsione che vengono pubblicate a profusione su internet con l’intento di trovarne una che possa dare la sia pur minima giustificazione al “titolone” da proporre alla massa. E, cosa ancor peggiore, è denigrare questa stupenda disciplina ancor più di quanto possono fare i media.
