Effetti di un’irruzione da est in Alto Adige

Quello di sabato 23 febbraio 2019 è stato un episodio grazie al quale si sono potuti apprezzare anche in Alto Adige gli effetti di un’irruzione fredda da est, che ha interessato principalmente (come sempre accade in questi casi) la Pianura Padana orientale e le coste adriatiche.
La sinottica ha visto una discesa di aria fredda da settentrione lungo il bordo di un fin troppo robusto anticiclone posizionato sull’Europa centro-occidentale, che ha portato temperature ben oltre la norma per febbraio non solo sull’Italia, ma anche su Francia, Germania, Belgio, Olanda, Regno Unito, Svezia, Norvegia, Austria, Svizzera e Croazia. Questa la carta sinottica del giorno 23, dove si intuisce la provenienza artica (quindi oltre il circolo polare) della massa d’aria in questione, identificabile nella lingua blu e viola che si protende verso sud, fin sulle coste libiche.

La mattina del 23 il cielo su Bolzano è ancora limpido, in quanto nella notte precedente una debole ventilazione settentrionale aveva permesso un leggero effetto favonico, che genera come noto nei medi e bassi strati un riscaldamento, una diminuzione dell’umidità e un certo ricambio della massa d’aria. Già intorno alle 10, però, verso sud si scorge l’arrivo di una massa d’aria differente; non è certo un avvistamento gradito, considerata la sua provenienza padana, area notoriamente molto inquinata.

Decido di raggiungere in bici un punto di osservazione elevato, in modo da apprezzare al meglio il cambiamento in atto. Alle 12:30 circa sono a circa 1200 metri di quota lungo la strada della Mendola. Da qui il cambio d’aria è ancor più evidente: la prima foto è stata scattata verso l’Oltradige (e i monti che cingono la valle dell’Adige a est), la seconda verso la città di Bolzano.

Altro dettaglio che si nota nelle foto è lo spessore della massa d’aria in arrivo. Sappiamo che l’aria fredda è pesante; essa tende quindi a concentrarsi negli strati più bassi incuneandosi sotto quella più mite. Nelle immagini è evidente come ad una quota intorno ai 1000 metri la massa d’aria sia più limpida. Lo dimostra anche l’effetto del riscaldamento solare ai 1315 metri del passo Mendola, che porta la temperatura massima a superare i 10 gradi.

Il cambio d’aria nella valle dell’Adige è dovuto, e questo è l’aspetto più interessante, solo indirettamente all’ingresso delle correnti da est sulla Penisola. Esse infatti entrano giungono dall’Adriatico e si aprono a ventaglio in Pianura Padana applicando una spinta, quasi una compressione, della massa d’aria preesistente verso le Prealpi. Si produce in questo modo un effetto stantuffo per il quale l’aria viene incalanata nelle valli alpine risalendole fino a giungere anche in Alto Adige, ben oltre la conca di Bolzano ove l’orografia lo permette.

L’ingresso da est delle correnti fredde provenienti dalle zone artiche; l’aria preesistente viene spostata e costretta a incanalarsi nelle valli alpine.

Nel pomeriggio la cappa lattiginosa ha ormai invaso gran parte delle valli altoatesine

Qualche perplessità ha destato l’analisi dei grafici riportanti l’andamento dei principali parametri meteorologici della città di Bolzano (vedi http://meteo.provincia.bz.it/stazioni-meteo-valle.asp?stat_stid=1242). Come si può vedere nell’immagine sottostante, con l’arrivo della massa d’aria “padana” l’umidità relativa (giorno 23, ore centrali) non è aumentata.

Perché non riscontriamo un’umidificazione dell’aria? Va detto che la giornata era serena e che il sole di fine febbraio è già abbastanza forte da garantire un efficace riscaldamento; in questi casi è inevitabile un calo dell’umidità relativa. È probabile quindi che, pur essendo stata avvettata una certa quantità di umidità, il valore sia comunque calato per l’effetto del riscaldamento. Eppure ciò che osserviamo nelle foto è un offuscamento dell’aria; a cosa era dovuto quindi, se non alla presenza massiccia di minuscole goccioline d’acqua? La risposta va ricercata nel trasporto di particelle solide di varia natura… anche inquinamento, purtroppo. Si parla in questo caso di caligine, in quanto la visibilità (secondo una classificazione utilizzata in aeronautica) si mantiene superiore ai 10 km.
Proprio questa minore trasparenza dell’aria ha contenuto il rialzo termico diurno, con la temperatura massima che si è mantenuta su valori più bassi (e più consoni al periodo!) rispetto ai giorni precedenti.

Un particolare degno di nota che ha caratterizzato l’arrivo di questa massa d’aria è stata la vivace ventilazione meridionale. Nel grafico tratto dal sito meteo della Provincia di Bolzano si nota un picco di föhn della notte tra il 22 e il 23 e un altro, meno pronunciato, del pomeriggio successivo. Da notare che le correnti da sud giungono sempre affievolite nella conca bolzanina; in località poco più a sud le raffiche nel pomeriggio hanno superato i 40 km/h.

L’irruzione è stata piuttosto importante e sulla penisola italiana ha causato fenomeni anche intensi. Agli occhi degli appassionati di meteorologia non sono passati inosservati le nevicate sul versante adriatico del sud Italia, i fiocchi a Napoli e nell’entroterra siciliano che sono proseguiti per diversi giorni. Gli effetti sull’Italia settentrionale sono stati invece modesti, su Piemonte e Liguria praticamente assenti.

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