Esplorando Titano

Titano: davvero un bel nome, preso in prestito dalla mitologia, per un pianeta! Talmente intrigante da risuonare nella mia fantasia già alla fine degli anni ’70, quando, poco più che bambino, presi l’abitudine di seguire i documentari di astronomia alla televisione; pur con tutti i limiti dell’epoca, i racconti delle mirabolanti imprese dei Mariner (prima) e dei Voyager (poi) mi avevano a tal punto affascinato da rendere in breve tempo stelle e pianeti una delle mie grandi passioni.
Anche perché non è per nulla difficile innamorarsi di questa scienza: basta alzare gli occhi al cielo in una nottata limpida per ammirare la volta celeste e iniziare a sognare, fantasticando su quanti pianeti possano ruotare attorno a quelle stelle, su che strano aspetto possano avere e, perché no, su quali curiosi esseri viventi vi possano abitare.
Ciò detto, Titano resta Titano… forse il fatto che assomigli, in un certo senso, al mio pianeta natale, o forse gli strabilianti fenomeni che si verificano sulla sua superficie, come le piogge di metano e i fiumi di idrocarburi che solcano la superficie, lo rendono un corpo celeste davvero speciale. Anche assistere al tramonto del “Signore degli Anelli”, Saturno, nel cielo giallo-arancione di Titano non deve essere niente male!
Così, per quanto molti altri astri potessero offrire meraviglie di portata non inferiore, Titano ha subito occupato un posto di primo piano nel mio cuore di appassionato.
Dopo un periodo di “letargo” durato diversi anni, durante i quali sono nati altri interessi, lo straordinario atterraggio della sonda Huygens il 14 gennaio 2005 ha risvegliato dal torpore l’antica passione, perché ora questo straordinario pianeta si può quasi toccare con mano!
La navicella Cassini, infatti, una volta giunta nei pressi dell’ingarbugliato cielo di Saturno ha lanciato la sonda Huygens verso Titano. Quest’ultima ha poi portato felicemente a termine la propria missione fornendo le prime immagini dalla superficie di un pianeta posto oltre la fascia degli asteroidi.
Sulla base dei dati forniti da Huygens durante e dopo l’atterraggio e delle successive elaborazioni a terra posso azzardare una fantasiosa esplorazione del pianeta, immaginando di trovarmi a bordo della sonda stessa, predisposta in modo da ospitare un essere vivente…

Ci siamo, dopo quasi sette mesi di viaggio ho finalmente lasciato la navicella madre Cassini: l’operazione Titano è iniziata! Non posso comunque dire che fino ad ora ci sia stato tempo per annoiarmi. Dalla vista dei poli di Marte, ammantati di anidride carbonica ghiacciata, al rischioso attraversamento della fascia di asteroidi, di momenti emozionanti ne ho vissuti parecchi… ma questo li supera tutti!
Mi affaccio sulla grande vetrata della navetta per godermi un colpo d’occhio da favola: Saturno, con i suoi fantasmagorici anelli, domina gran parte del cielo. Da qui la sua superficie appare decisamente turbolenta: non per niente i venti, laggiù, soffiano a migliaia di chilometri l’ora! Mostruosi cicloni grandi quanto un continente ne tormentano la superficie e strane bande multicolori circondano l’intero globo.
Nel guscio protettivo di Huygens, comunque, di tutto ciò posso avere solamente una pallida idea; l’atmosfera di Saturno, composta principalmente da idrogeno, è talmente densa da lasciar trasparire solo una parte di queste stravaganze cosmiche.
Ma il “re degli anelli” non è l’unico motivo di attrazione: una miriade di satelliti, grandi e piccoli, lo contornano. Alcuni hanno la tipica forma sferica, e colori sgargianti, altri si direbbero semplici blocchi di roccia capitati lì per caso. Ogni tanto se ne scoprono di nuovi, e non manca molto al giorno in cui Saturno potrà vantare ben cento satelliti!

Titano, sullo sfondo, con Encelado, Dione, Rhea ed Elena, il più piccolo, somigliante a un asteroide.
Credit: NASA/JPL/Space Science Institute

La navetta, nel frattempo, è giunta in vista di Titano.
Già a distanza il pianeta sembra promettere meraviglie: il colore tra il giallo e l’arancione, che ricorda quello di un tizzone ardente, mette un po’ d’inquietudine. I sensori forniscono però tutt’altra idea della sua superficie, registrando temperature non molto lontane dai duecento gradi sotto lo zero.

Ultimo sguardo di Cassini a Titano
Courtesy NASA/JPL-Caltech

Quando sono a poche centinaia di chilometri di altitudine, lo scenario inizia gradualmente a cambiare: la superficie di Titano non è ancora visibile, ma molte delle lune di Saturno che vedevo fino a poco fa sono scomparse. Scendo ancora e pian piano cala l’oscurità. Il Sole, novanta volte più debole di quello osservato dalla Terra, penetra a fatica nella cappa di nubi e polveri che circonda il satellite.
Nella semioscurità rimango improvvisamente abbagliato da uno, due, tre lampi, seguiti da fragori assordanti! La struttura della navetta sembra patire i colpi… speriamo bene! Si tratta di un temporale, pur se molto diverso da quelli terrestri. Piove… ma non cade acqua, bensì metano, che a queste temperature si trova in forma liquida! Essendo incolore, proprio come l’acqua, l’effetto non è poi così diverso da un rovescio estivo del mio pianeta natale.
Quando ormai sono prossimo alla superficie, la sagoma di Saturno è talmente sfumata da risultare quasi irriconoscibile: sembra un enorme pallone grigiastro attorno al quale si intravedono gli spezzoni degli anelli illuminati dal Sole.
All’ultimo momento evito la superficie di un lago ghiacciato e tocco “terra” su di una specie di collina fatta di materiale inconsistente, che viene facilmente soffiato via dallo spostamento d’aria. Non è andata poi male: l’atterraggio sarebbe stato decisamente meno morbido se fossi finito solo pochi metri più in là!

Ricostruzione dell’atterraggio su Titano della sonda Huygens.
Image: ESA/NASA – SOHO/LASCO

Ci siamo, è il momento di indossare la tuta protettiva e uscire in esplorazione!
Apro lo sportello e la prima cosa che noto è la flebile luce che permea la superficie del pianeta. Devo abituare un attimo gli occhi… sullo sfondo si stagliano delle dune di grandi dimensioni che si allungano a perdita d’occhio.
Il terreno è costituito da microscopici granelli di idrocarburi; in pratica galleggio su un potentissimo strato di polveri sottili, quelle stesse polveri che inquinano le grandi metropoli terrestri!
Ero preparato a qualcosa del genere: alle alte quote la componente ultravioletta della radiazione solare reagisce con il metano atmosferico producendo molecole di idrocarburi, che si depositano a terra mescolandosi a cristalli di ghiaccio. Osservare queste strane distese di “smog naturale” fa un certo effetto, fortuna che il grande lago di ghiaccio d’acqua davanti a me ha un aspetto non propriamente rassicurante, ma perlomeno più famigliare.
Inizio a costeggiarlo, tenendo però sempre a vista la navetta. Mi muovo a fatica in quella massa polverosa che cede sotto il mio peso, cerco di immaginare qualcosa di simile sulla Terra e mi viene in mente la difficoltà che si prova camminando nella neve fresca fino alle ginocchia.
In ogni caso riesco a percorrere qualche centinaio di metri fino a un curioso avvallamento tra due dune: è un lago! Acqua? Impossibile trovarne in forma liquida a queste temperature. Si tratta di metano o etano che, oltre a creare laghi come quello presso cui mi trovo, scorrono sulle grandi pianure di polveri scavando un fitto reticolo di canali.
In sostanza Titano vede lo svolgersi di processi geofisici simili a quelli che accadono sulla Terra, anche se con una base chimica totalmente diversa. Invece di acqua, su Titano scorrono idrocarburi liquidi. Per quanto riguarda le rocce, non sembra esservene presenza. Con ogni probabilità, all’epoca della formazione del sistema solare i pianeti giganti Giove, Saturno e Urano fagocitarono gran parte del materiale presente attorno ad essi lasciando ai piccoli corpi solamente le briciole. In ogni caso Titano è vivo e questo lo distingue dalla maggioranza degli altri corpi celesti senza atmosfera.
Continuo a camminare tra polvere frammista a blocchi di ghiaccio, con la poco rassicurante consapevolezza che trecento chilometri sotto di me esiste un oceano, profondo circa 100 chilometri, composto principalmente da acqua e ammoniaca, un mix non molto piacevole per noi umani!
Suona un allarme, potrebbe essere l’avviso che sono rimasto troppo a lungo esposto alle bassissime temperature del pianeta… no, si tratta semplicemente della radiosveglia: è il momento di mettere da parte i sogni e iniziare la giornata!

A presto, Titano, con tutte le tue meraviglie!

Fonte delle immagini: nasaimages.org

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