I Calcari Grigi

Ritengo che quella dei Calcari Grigi sia la più interessante tra le numerose formazioni rocciose presenti nella regione Trentino Alto Adige, non solo perché essa ha portato con sé fino ai nostri giorni le testimonianze dei primi Dinosauri, ma anche per le stratificazioni modellate dall’orogenesi alpina in forme davvero suggestive.

All’imbocco della Val di Non i Calcari Grigi danno bella mostra di sé con questi spettacolari sovrascorrimenti

Nel viaggio da Trento verso la chiusa di Ceraino, dove il secondo fiume più lungo d’Italia sfocia in pianura, l’osservatore attento rimarrà colpito dalle ripide pareti, in alcuni punti quasi a strapiombo, che stringono la valle dell’Adige in più punti.
Se il basamento di questi monti è composto dalla Dolomia Principale e le parti più elevate dal Calcare di San Vigilio e dalle tipiche rocce della Lessinia (Ammonitico Rosso, Biancone e Scaglia Rossa) la fascia intermedia di queste pareti è costituita dalla formazione dei Calcari Grigi, una roccia sedimentaria formatasi nel corso del Giurassico, il secondo periodo del Mesozoico. Essa dà origine a ripide falesie i cui spessori possono raggiungere alcune centinaia di metri.
Per poter “interpretare” questo paesaggio un po’ di elasticità mentale è, come al solito, d’obbligo: va dunque tenuto presente che la morfologia che vediamo attualmente, con falesie e strapiombi talora imponenti, non era certo già presente nella notte dei tempi, ma è il risultato di lunghissimi (e lentissimi) processi geologici durati 200 milioni di anni, che hanno trasformato un ambiente di piattaforma marina in quello montuoso a noi famigliare.
Per comprendere meglio la natura dei Calcari Grigi risultano utili alcune considerazioni più generali riguardanti le rocce sedimentarie, delle quali essi fanno parte; successivamente verrà descritto l’interessante momento della storia terrestre in cui questi calcari si formarono.
Per quanto riguarda la classificazione delle rocce, è noto che esse si suddividono in IGNEE, METAMORFICHE e SEDIMENTARIE; come detto, proprio a queste ultime appartengono i Calcari Grigi. Le rocce sedimentarie si formano per accumulo di materiali detritici di varia origine e natura (sabbia, resti animali e vegetali, fanghi di varia natura ecc.) che si trasformano in roccia attraverso un processo chiamato diagenesi o litificazione. Tale processo si esplica attraverso il costipamento dei sedimenti a causa del peso di quelli soprastanti e per la precipitazione nei microscopici spazi rimanenti di un cementante, generalmente carbonato di calcio. A differenza di quanto avviene per le rocce ignee e quelle metamorfiche, la diagenesi si verifica nei pressi della superficie terrestre e non nelle profondità della crosta.
In base alle modalità con le quali si possono formare, le rocce sedimentarie si dividono in due grandi gruppi: le rocce terrigene e quelle carbonatiche. Le prime derivano dal disfacimento di rocce preesistenti su una terra emersa; le seconde si formano quasi esclusivamente in ambiente marino, con temperature mai sotto i 20 gradi: ne consegue che esse hanno origine solamente in ambienti tropicali o subtropicali.
Le rocce terrigene si ripartiscono a loro volta in conglomerati o brecce (derivanti da ghiaie), arenarie (sabbie) e argilliti (in origine argille). In tutti e tre i generi prevalgono il quarzo e i feldspati (minerali di silicio, ossigeno e alluminio). Le rocce terrigene possono essere rinvenute in un gran numero di ambienti sedimentari (oceani, spiagge e pianure alluvionali come la Pianura Padana, che presenta depositi di rocce terrigene spessi fino ad alcuni chilometri, materiale derivato dall’erosione della catena alpina in sollevamento durante l’era cenozoica).
Se nella nostra regione nell’era cenozoica (65-2,5 milioni di anni fa) prevalgono le rocce terrigene, in quella precedente, la mesozoica (248-65 milioni di anni fa), si osserva invece la predominanza di rocce carbonatiche, ovvero formate da calcare (il cui minerale costituente è la calcite CaCO3 o una sua varietà chiamata aragonite) o dolomia (minerale dolomite, CaMg(CO3)2). A differenza delle rocce terrigene, che presuppongono un trasporto, le rocce carbonatiche si formano da depositi prodottisi in loco, più che altro frammenti scheletrici di organismi marini mischiati anche in questo caso con un cementante.
Le rocce carbonatiche ci danno dunque un’idea abbastanza precisa dell’ambiente di deposizione (clima, geografia fisica), mentre i sedimenti costituenti quelle terrigene possono essersi originati in luoghi anche molto distanti.
Le rocce carbonatiche si possono dividere in base alle dimensioni delle unità costituenti in due categorie principali: i fanghi carbonatici (che una volta litificatisi danno origine alla micrite) che possono originarsi dalla disintegrazione post mortem di scheletri di organismi marini o precipitare direttamente dall’acqua di mare in condizioni di sovrassaturazione (forte concentrazione di sali) e i grani carbonatici, calcareniti o calciruditi a seconda che gli elementi costituenti siano delle dimensioni della sabbia o della ghiaia. Nelle calcareniti troviamo grani scheletrici (gusci di organismi quali alghe, foraminiferi, coralli, molluschi, brachiopodi, echinodermi), grani rivestiti (tra i quali i famosi ooidi -da cui le ooliti- ovvero palline di calcite che rivestono un nucleo iniziale) e i peloidi (residui fecali degli organismi che popolano le lagune tropicali).
Come detto, tra le rocce carbonatiche oltre ai calcari troviamo le dolomie, ben riconoscibili grazie al loro aspetto saccaroide (cristalli che ricordano quelli dello zucchero). La dolomia si forma solo raramente per precipitazione diretta della dolomite; più frequentemente essa deriva dalla trasformazione dei calcari in particolari condizioni chimico-fisiche (in primis la circolazione di acque ricche di magnesio).
Un altro importante gruppo di rocce sedimentarie è rappresentato dalle evaporiti, accumuli di sali (gesso, andirite, salgemma) precipitati in acque sovrassature per la forte evaporazione. Tra esse va ricordata la formazione a Bellerophon, che affiora estesamente nelle Dolomiti.
Anche la selce è una roccia sedimentaria; si forma per l’accumulo di silice (SiO2) sui fondali pelagici (ovvero appartenenti a un ambiente di mare aperto) e ha una natura prevalentemente biogenica, ovvero direttamente o indirettamente legata all’accumulo di gusci di organismi a composizione silicea (radiolari, fitoplancton marino, diatomee, appartenenti allo zooplancton, e spugne silicee). In origine essi erano costituiti di opale, una sorta di vetro naturale amorfo che, per la sua instabilità, si trasforma in quarzo cristallino, il principale minerale costituente della selce. Essa si presenta come una roccia dura, a frattura concoide (quando si rompe si formano superfici lisce, ma curve), il cui colore dipende dalle impurità contenute (il rosso, derivante da componenti ematitici origina per esempio il diaspro); la selce si presenta in strati sottili (melme a radiolari e diatomee formatesi al di sotto della profondità limite alla quale i carbonati subiscono una dissoluzione) oppure in noduli tondeggianti di dimensioni decimetriche all’interno di carbonati pelagici, originatisi per diagenesi in seguito alla già citata trasformazione dell’opale originaria in quarzo: più lungo è il tempo a disposizione per il processo, maggiore sarà l’ordine con cui sono disposti i cristalli all’esame microscopico.
Inquadrate le rocce sedimentarie, possiamo ora incentrare l’attenzione sui Calcari Grigi, rocce risalenti al Giurassico inferiore, circa 200 milioni di anni fa, che si formarono in un ambiente costituito da un’alternanza, sia nel tempo che nello spazio, di ampi fondali di un mare basso, lagune costiere e zone poco sopra il livello della marea. Per quanto detto, possiamo classificare i Calcari Grigi come rocce sedimentarie carbonatiche.
Sono tre gli ambienti di sedimentazione riconoscibili nella formazione dei Calcari Grigi; per questo sono state istituite altrettante sottodistinzioni: il Membro inferiore, quello Medio e il Membro di Rotzo, da una località sull’altopiano di Asiago.
Particolarità del Membro inferiore è quello di aver conservato le tracce di un ambiente a metà strada tra la terra e il mare, nei quali i Dinosauri occupavano un posto di primo piano: dai placidi erbivori del genere Vulcanodontidae ai feroci predatori antenati del Tirannosauro, i Ceratosauri.

Lavini di Marco, Rovereto: sui sedimenti dei Calcari Grigi i Dinosauri del Giurassico inferiore lasciarono impronte giunte fino a noi

Nel giro di pochi milioni di anni, verso la fine del Giurassico inferiore, le forze immani che stavano rimescolando la disposizione dei continenti a livello planetario fecero in modo che ai lati di quest’area di mare basso alternato a lagune e terre emerse (chiamata dai geologi “piattaforma di Trento”), si formassero due profondi bacini marini, più o meno in corrispondenza dell’attuale Lombardia e del Bellunese. Questo portò a una trasgressione marina (aumento del livello) anche sulla Piattaforma di Trento che cancellò gli ambienti in cui vivevano i Dinosauri.
I sedimenti costituenti la parte superiore dei Calcari Grigi registrano infatti il passaggio a vaste paludi e aree di mare basso; nel membro di Rotzo questo ambiente è ben rappresentato nella facies a Lithiotis (strati in cui sono stati trovati i fossili di enormi bivalvi, chiamati appunto Lithiotis, simili a grandi ostriche). Essa rappresenta l’ultima fase in ordine di tempo dei Calcari Grigi.
In seguito allo smembramento in più parti della Pangea, la Piattaforma di Trento continuò a sprofondare, fino al passaggio a un ambiente di mare aperto e al deposito di grandi ammassi di ooliti e frammenti di crinoidi (gigli di mare) che, compattati e trasformati in roccia, costituiranno la formazione dell’Oolite di San Vigilio.
Oltre ai già citati versanti della Val d’Adige e della Val Lagarina, i Calcari Grigi formano l’ossatura degli altipiani di Asiago, di Folgaria, Luserna e Lavarone; costituiscono inoltre l’acrocoro sommitale del Monte Pasubio, del Becco di Filadonna sulla Vigolana e rappresentano lo zoccolo su cui poggiano i sedimenti più recenti della catena Monte Baldo-Monte Bondone e dei Lessini settentrionali. Imponenti pareti di Calcari Grigi delimitano il solco della Valle del Sarca dalla conca di Terlago e proseguono cingendo il lago nella parte orientale fino a Punta San Vigilio. Di Calcari Grigi sono costituiti i versanti occidentali della Val di Non e la Val di Tovel, zone sommitali comprese. Verso ovest i Calcari Grigi si spingono fino alla Val di Sole. A nord della linea della Valsugana i Calcari Grigi sono stati quasi completamente smantellati dall’erosione e si presentano solo in piccoli lembi nelle Dolomiti sul Piz Boè nel Gruppo di Sella e sull’Altopiano di Fanes in Val Badia.

Calcari grigi a sud di Trento

Distribuzione dei Calcari Grigi in Trentino-Alto Adige.
Fonte: http://193.206.192.231/suolo/Accordo-carg/pdf_pub/7028.pdf

3 Responses

  1. Gabriel ha detto:

    Molto bello

  2. Giovanni Conferente ha detto:

    Molto bello, chiaro, comprensibile per tutti.

  3. Francesco ha detto:

    Testo scritto molto bene, interessante e completo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *