La testa tra le nuvole

Vi racconto di un libro che ha cambiato il mio modo di guardare il cielo…

Solo in un’altra occasione mi è capitato di cimentarmi nella recensione di un libro da cui sono rimasto particolarmente colpito. Ci voglio riprovare, perché l’opera di cui parlerò ha aperto dinnanzi a me praterie in cui la fantasia può correre liberamente. E non è il solito modo di dire, perché le praterie in questione sono quelle del cielo…
Il libro è di Gavin Pretor-Pinney e si intitola “Cloudspotting – una guida per i contemplatori di nuvole”. Pretor-Pinney è un progettista, artista e scrittore britannico, fondatore di una curiosa associazione (The Cloud Appreciation Society) e di un noto (e omonimo) sito internet dedicato alle vaporose frequentatrici della troposfera.
Si tratta, in breve, di imparare a dare il nome alle nuvole! Non intendo un nome di fantasia, come fanno i bimbi quando scorgono nelle forme assunte dalle nubi un elefante o il profilo di un viso, attività anch’essa divertentissima e capace di riempire d’allegria un pomeriggio all’aria aperta; sto parlando di saper catalogare le nubi, inquadrandole in un genere, determinandone la specie e individuando le eventuali varietà.
Ebbene sì: ogni nube ha un suo nome scientifico, che si determina principalmente in base all’altezza dal suolo e alla forma in cui si presenta. Mucchi, filamenti, veli, strati, banchi, fiocchi, rulli, coltri, scie: queste sono alcune delle forme che i dieci generi principali di nuvole ci offrono durante le loro sfilate nel cielo.
Giungere a individuare in un ammasso apparentemente informe di nubi, tanto per fare un esempio, gli “altocumulus stratiformis perlucidus” (genere/specie/varietà) non è certo operazione semplice, soprattutto per il cloudspotter (contemplatore di nuvole, questa la definizione usata nel libro) alle prime armi; eppure il solo gesto di alzare gli occhi al cielo e concentrarsi su entità tanto curiose e mutevoli allieta l’anima come poche altre cose al mondo. Se dovessi stilare una personalissima classifica dei piaceri della scienza, l’osservazione delle nubi meriterebbe la seconda posizione, a ridosso dell’osservazione astronomica. Curioso: sempre di cielo si tratta…
Il cloudspotter, si diceva: proprio un tipo con la testa tra le nuvole! Per lui il cielo sereno non è il meglio che si possa desiderare. Di ancora più bello c’è un cielo costellato di nubi, di varie forme e dimensioni, nelle quali saper distinguere prima di tutto il genere: altocumulus, altostratus, cirrus, cirrocumulus, cirrostratus, cumulus, cumulonimbus, nimbostratus, stratus e stratocumulus, passando poi alla specie e alle eventuali varietà. E per complicare un po’ le cose, bisogna ricordare che una nube può appartenere a una sola specie, ma può presentare più di una varietà. Nella classificazione si può ricorrere anche alla corrispondente dizione italiana: ma l’utilizzo del latino, oltre a rispecchiare lo standard internazionale, conferisce al tutto un tocco di eleganza.
In questo pezzo ho cercato di approfondire l’aspetto prettamente scientifico del cloudspotting; qui voglio invece sottolineare quello ludico, perché è proprio ad un gioco che Pretor-Pinney accosta questa stravagante arte, talvolta ricorrendo a strane ma sempre pertinenti divagazioni.
Un aspetto affascinante delle nuvole, che l’autore rimarca più volte nel corso del testo, è la loro estrema volubilità, quasi si trattasse di esseri capricciosi, mai contenti del proprio aspetto. Si fa appena in tempo a classificarli, che sono già in procinto di cambiare genere, specie e/o varietà. Così un minuscolo cumulus (genere) humilis (specie), che potrebbe riempire d’acqua una piscina, può fare bel salto nella scala delle grandezze passando in poche decine di minuti alla specie congestus e iniziando a dispensare i primi rovesci di pioggia. Un altro sforzo ed eccolo mutato in un gigantesco cumulonimbus calvus la cui sommità, una volta ghiacciata, ci porta al genere capillatus, con l’esibizione di spettacolari ciuffi. E non è finita: se le condizioni per la crescita vengono meno, il pachiderma può sciogliersi in una fontana di virga, bande di pioggia semitrasparenti che non raggiungono il suolo.
Quella descritta è solo una delle molte situazioni che si possono osservare. In alcuni casi, come quelli delle nubi stratiformi, la genesi e i vari stadi attraversati possono risultare poco appariscenti e quindi difficili da seguire; in altri si giunge invece a spettacoli incantevoli, con cascate iridescenti di cristalli di ghiaccio o di goccioline d’acqua (altocumulus floccus virga) o con strutture intrecciate dalle capricciose correnti d’alta quota (cirrus intortus).
Bastano queste poche considerazioni per capire che l’argomento non è semplice: per comprendere appieno alcune tematiche sono infatti necessarie nozioni basilari di fisica ed è consigliabile un minimo di confidenza con i radiosondaggi, utilissimi per valutare la quota (e conseguentemente la specie) delle nuvole; nulla comunque che possa scoraggiare chi è seriamente intenzionato a costruirsi un hobby bizzarro ma meraviglioso.
Nel corso della rassegna dei dieci generi di nubi, a ognuno dei quali viene dedicato un capitolo, l’autore trova spesso l’occasione per “infilare” qualche informazione più o meno spicciola che un contemplatore di nuvole non può ignorare: per esempio il fatto che le nubi sono composte da minuscole goccioline d’acqua e non da vapore, e che quindi che si deve parlare di stato liquido dell’acqua, non gassoso; oppure che gran parte della pioggia alle medie latitudini si genera da goccioline allo stato sopraffuso (liquide, pur a temperature bassissime) che ghiacciano solo quando entrano in contatto con cristalli di sale o altri corpuscoli; e inoltre che la forma delle gocce di pioggia non è quella che siamo abituati a disegnare, ma si avvicina di più a quella di una ciambella… il resto lo lascio a chi vorrà leggere il libro!
Pretor-Pinney ci fa notare inoltre quanto l’uomo possa modificare l’ambiente attorno a sé: da quando esistono gli aerei a reazione si è reso necessario introdurre un nuovo termine: contrails. Sono nubi che si presentano sotto forma delle famigerate (e da alcuni vituperate) scie che solcano il cielo, talvolta intrecciandosi tra loro: in termini più ortodossi possiamo parlare di cirrocumulus di origine antropica!
Emozionante e coinvolgente è il capitolo dedicato alla morning glory, una lunghissima e spettacolare nube a rullo (genere stratocumulus) che si forma sulle coste australiane a cavallo di una corrente d’aria; la morning glory è attesa ogni anno con ansia dai piloti di aliante che convergono da ogni parte del mondo.
Paurosa, ma altrettanto interessante, la vicenda del tenente colonnello William Rankin, che per un guasto al suo aereo fu costretto a lanciarsi con il paracadute da circa 15000 metri di quota, giungendo a terra stremato, ma vivo, dopo aver attraversato un cumulonembo e aver subito l’effetto delle tremende forze che si agitano dentro di esso.
Grazie a questo libro si impara dunque ad alzare gli occhi al cielo per diventare cloudspotter esperti e felici!

Per approfondimenti: The Cloud Appreciation Society

Cumulus humilis… tendente a mediocris!

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