La voce di Voyager 1
I Voyager sono gli eroi della mia infanzia, i cavalieri senza macchia e senza paura che affrontano l’ignoto in nome della nostra sete di sapere. Lanciate verso l’infinito nella seconda metà degli anni Settanta, queste piccole sonde si sono presto guadagnate un posto di primo piano nella fantasia di tutti gli appassionati di astronomia, e non solo.
Per questo voglio rendere loro omaggio, dando voce e anima a una di esse, il Voyager 1.
Buio e freddo, ecco com’è il cosmo. O, perlomeno, gran parte di esso.
Chi pensava che l’universo offrisse uno sterminato carosello di stelle multicolori e grovigli di galassie scintillanti si arrenda all’evidenza: io, Voyager 1, posso testimoniare di un vuoto nero e immane, fatto di una manciata di atomi per centimetro cubo e nulla più.
Ma non è sempre stato così: dopo la partenza, nel lontano 1977, il compito di inviare a Terra le immagini di mondi strani e lontani ha riempito le mie giornate per molti anni. Prima Giove, uno smisurato pallone di idrogeno multicolore tanto bello da lasciare senza fiato, poi i fiabeschi anelli di Saturno e la rincorsa alle sue tante lune… lo ammetto, c’è stato un tempo in cui mi ero abituato a godere a piene mani della bellezza del cosmo e mi ero illuso che sarebbe stato per sempre così.
Eppure, già allora uno strano sentore turbava il mio spirito: il Sole, laggiù, appariva ogni giorno più flebile e meno generoso di luce e calore.
Mi dicevo: sono stato battezzato con il nome di “Voyager”, viaggiatore, e il mio compito è quello di muovermi, scoprire e conoscere, non di fermarmi in un posto. E con questo spirito il viaggio proseguiva.
In fin dei conti non posso che ringraziare il genere umano per avermi assegnato un compito tanto grandioso! Il passaggio del 1980 dinnanzi a Titano, per esempio, ha rappresentato un momento di gioia per tutti: mai fino ad allora un pianeta tanto lontano era stato osservato e studiato in quel modo. Che orgoglio poter inviare ai miei geniali creatori le prime foto delle nubi di un nuovo mondo!
Stavo aprendo la strada a future e mirabolanti missioni, ma non solo: stavo dimostrando che il desiderio di conoscenza dell’Uomo può andare oltre i meri interessi economici che normalmente ne governano l’esistenza. Nessuno di chi salutò la mia partenza dalla Terra potrà mai godere, infatti, di altro vantaggio che non sia la soddisfazione per il proprio lavoro; soldi e fama si ottengono ben più facilmente con la violenza e la sopraffazione, dando scandalo sui media oppure giungendo a posizioni di prestigio con la truffa e l’inganno.
Queste rassicuranti considerazioni mi hanno accompagnato nel lungo viaggio attraverso il sistema solare, distogliendomi dal timore per quel sole ogni giorno più lontano.
Poi, però, è giunto il momento di fare i conti con la realtà.
Il giorno in cui ho voltato le spalle al sistema di Saturno e ho cercato un obbiettivo a cui puntare, mi sono reso conto che il vuoto era l’unica destinazione rimasta.
Davanti a me niente più gigantesche sfere di gas colorate e misteriosi pianeti dalle mille sorprese. Solo un buio senza inizio né fine, senza alto né basso, senza avanti né indietro.
In questo nulla affoga una miriade di piccole luci, misero conforto a questa solitudine… o forse no, perché so bene che impiegherò decine di migliaia di anni per raggiungere la più vicina di quelle minuscole lampadine… angosciante, non c’è che dire!
Ho cercato, e cerco ancor oggi, di farmi coraggio ripetendomi che non sono solo in questo spazio sconfinato: la mia gemella, il Voyager 2, sta incrociando nei paraggi, se così si può indicare una regione ampia centinaia di milioni di chilometri… diciamo che le possibilità di incontrarci, chissà dove e chissà quando, sono più o meno quelle che ho di rientrare, prima o poi, sulla Terra…
Per dare un senso alla mia esistenza non mi resta che sperare che un giorno “qualcuno” o “qualcosa” possa recuperare la mia carcassa corrosa dal bombardamento dei raggi cosmici e leggere i messaggi di saluto che porto con me.
Tutto sommato ha solo cambiato la natura della mia missione, ma il viaggio continua, e continuerà ancora a lungo.
Buona fortuna, mitici Voyager!

Fonte: voyager.jpl.nasa.gov