Nascita di un cumulo

L’emozione con cui ho assistito alla formazione di un semplice cumulus potrà far sorridere; eppure per me si è trattato, non ho difficoltà ad ammetterlo, di un momento da riporre nel cassetto dei ricordi belli.

Fin troppo mite questo 26 ottobre: ma tutto l’autunno 2013 sta sfoggiando temperature ben al di sopra della media. Sono le 10 del mattino e il termometro ha già superato abbondantemente i 10 gradi. È l’occasione per l’ultima (forse) salita in bici ai 1363 metri del Passo Mendola in tenuta autunnale, ovvero con un abbigliamento ancora relativamente confortevole. Poi, per alcuni mesi, l’unico modo per affrontare “imprese” del genere sarà quella di bardarsi come un palombaro, munirsi di abbondante ricambio per la discesa e di sopportazione per il freddo che a volte penetra fin nelle ossa.
Fa abbastanza “caldo”, mi dico, che potrei tirare dritto fino al Monte Penegal, a 1736 metri di altitudine, da dove potrò godermi lo spettacolare panorama autunnale. Dal verde al giallo, dal rosso all’arancione, questa stagione sa offrire vedute davvero singolari; peccato si tratti del preludio al lungo inverno, ostile alla bici e avaro di sole!
Scollino alla Mendola, sbuffo sulle dure rampe che anticipano la spianata panoramica del Penegal ed eccomi in cima. Oggi il colpo d’occhio è ancor più spettacolare del solito: con quest’aria limpida lo sguardo può correre praticamente indisturbato per 360 gradi, dalle Alpi Sarentine passando per le Dolomiti, il Lagorai, la Valle dell’Adige, il Monte Roen, il gruppo del Brenta, il gruppo Ortles-Cevedale, le Maddalene e il Tessa… tanto per citarne alcuni!
Indosso un paio di indumenti asciutti e sono pronto per sporgermi su una delle più impressionanti vedute delle Alpi orientali, perché se dalla parte trentina il monte digrada dolcemente verso la Val di Non, da quella altoatesina esso si interrompe bruscamente con uno strapiombo da brividi: centinaia di metri di dolomia verticale! È come affacciarsi da un balcone di un edificio che guarda la Valle dell’Adige da oltre 1700 metri di altezza!
Mi avvicino al ciglio del burrone e butto uno sguardo al paesaggio circostante. L’occhio allenato non si fa sfuggire i segni della stagione avanzata: alcun cime sono orlate di cumulus e stratocumulus, segno che le temperature basse favoriscono la condensazione nonostante un’alta pressione degna del periodo estivo stia dominando la scena.
A dirla tutta, ad un amante del mare e dei morbidi paesaggi collinari questo baratro mette un po’ di inquietudine: come al solito, dopo un paio di giri su me stesso ne ho già a sufficienza.
Bastano però quei pochi secondi per scorgere strani segnali di fumo che risalgono il versante. Cerco una spiegazione al curioso fenomeno, mi dico che potrebbe trattarsi di qualche emissione del vicino albergo, ma è subito chiaro che i brandelli di nebbia provengono da molto più in basso e che schizzano verso l’alto a velocità supersonica, come se uno strano macchinario li sparasse verso il cielo.
A guardare bene, si direbbero proprio lenzuola fatte di nebbia che il vento si diverte a spingere e rivoltare continuamente… ma sì, è chiaro: si tratta di vapore acqueo che, risalendo il versante, trova le condizioni adatte per condensare in una miriade di goccioline! Ognuna di esse avrà dimensioni molto inferiori al millimetro, eppure tutte insieme riescono a rendersi visibili: è proprio vero che l’unione fa la forza! ;-)
Mi trovo quindi a pochi metri da una di quelle bolle di aria calda, tecnicamente chiamate “termiche”, che danno origine alle nubi cumuliformi! Però, non pensavo che la velocità di ascesa potesse essere così elevata! Ogni lenzuolo che spunta dal crinale in pochi secondi è già alto nel cielo, scagliato ad una velocità folle! Ma c’è di più: alzando lo sguardo ecco delinearsi il cumulus! Vapore, poi brandelli di nebbia e infine nuvola: ecco, il ciclo si è chiuso! La teoria la conoscevo bene, ma devo constatare che la pratica è molto, molto più interessante!
Il cumulus cresce, rendendo facilmente distinguibile il percorso della termica: essa risale il versante e poi, ad una certa quota, piega verso il centro della valle, espandendosi un po’ in tutte le direzioni. È segno che le correnti sinottiche, sopra lo strato atmosferico influenzato dalla morfologia del territorio, spirano da ovest… ma bando per una volta alle considerazioni tecniche, godiamoci questo favoloso spettacolo di una nube che nasce, cresce e diventa adulta a pochi metri da me… non è cosa che capita proprio tutti i giorni! ;-)

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