Odore di cancro vendesi

Spesso la provincia di Bolzano viene indicata come un modello da seguire nel campo della gestione ambientale; personalmente ho molte perplessità a riguardo.
È vero, forse da queste parti non verranno mai scoperte grandi discariche abusive o aree a forte inquinamento da metalli pesanti: qui, apparentemente, tutto è lindo e pulito.
Ma solo apparentemente.
Perché a un’analisi un po’ più attenta salta subito all’occhio che in provincia di Bolzano, come e più che nel resto d’Italia, l’unica cosa che conta è il DENARO. E come e più che nel resto d’Italia la “valorizzazione” del territorio implica un “adattamento” della Natura affinché risulti comodamente fruibile, senza fatica e senza troppe difficoltà.
Ecco quindi i mille cavilli grazie ai quali poter violare zone protette con alberghi ultralusso (lampante e tristissimo esempio lo scempio dell’Alpe di Siusi), i continui ammodernamenti degli impianti sciistici che prevedono sempre nuovi collegamenti con i comprensori confinanti, gli sfregi sui versanti della conca bolzanina per nuove e aristocratiche residenze, gli allucinanti locali lungo le piste da sci con lap-dancer seminude e musica sparata a tutto volume verso le pareti dolomitiche, le gare tra SUV lungo i prati che orlano le montagne più belle del mondo. Aggiungiamoci, nel 2018, una demenziale manifestazione di Harley Davidson nel bel mezzo di un parco naturale.

Quando si tratta di turismo (ovvero soldi), il rispetto per la Natura passa in secondo piano.

Sono solo alcuni dei tanti esempi che smontano l’idilliaca idea del sudtirolese amante della sua terra e delle tradizioni; qui, piuttosto, tutti sono maestri nel trarre il massimo PROFITTO da essa, curando le apparenze ma ragionando in termini di posti letto e concessioni edilizie.
Da queste manovre non si salvano, ovviamente, nemmeno le aree di fondovalle, con le loro distese artificiali di mele. Qui, anzi, l’inventiva tocca altezze vertiginose. Capita spesso, durante la primavera, di assistere alla scena di ingenui turisti che attraversano i sentieri di campagna con lo sguardo beato di chi sta vivendo un sogno.
Lo spettacolo dei meli in fiore è indubbiamente degno di nota; ma basta voltare l’angolo per sorprendere il contadino, avvolto nella sua tuta protettiva, intento a profondere a piene mani poco simpatici anticrittogamici nell’aria. L’acre odore e i simboli sulle taniche lasciate a terra rendono l’idea di cosa respirino quegli sventurati camminatori.
Non resta che un’inquietante considerazione: la propaganda turistica è talmente efficace da rendere redditizio anche l’odore del cancro… questo sì che è saper cavare sangue dalle rape!

Ecco l’ambientalismo come lo intende certa gente: l’aeroporto NO, ma quello che fa comodo a loro (i pesticidi) SÌ!

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