Oltre Nettuno
Dopo anni trascorsi con la testa tra stelle lontanissime e galassie esotiche, sono tornato a dedicare un po’ di attenzione al nostro caro, vecchio Sistema Solare. Devo dire che dai primi libri di astronomia letti alla fine degli anni Settanta le cose sono cambiate parecchio, a cominciare dal numero di pianeti, che non è più nove, bensì otto. Ma la rappresentazione del Sistema Solare di qualche decennio fa ha subito altri duri colpi: molte presenze reclamano sempre più numerose un posto attorno al Sole…
Tra gli anni Trenta e la fine del secolo scorso stilare l’elenco degli oggetti del Sistema Solare era un gioco da ragazzi: il Sole, Mercurio, Venere, Terra, Marte, la fascia degli asteroidi, Giove, Saturno, Urano, Nettuno, Plutone. Facile anche da imparare.
Negli ultimi tempi, però, le novità si susseguono a una velocità sempre maggiore, rimescolando continuamente le carte.
È soprattutto al di là di Nettuno, in una zona del Sistema Solare chiamata non a caso “transnettuniana”, che vale la pena di porre l’attenzione perché è lì che fino a non molto tempo fa gli strumenti faticavano a cogliere i dettagli. Dove un tempo Plutone dominava incontrastato, confortato nel suo isolamento solo da Caronte, l’unico satellite allora conosciuto, una miriade di corpi celesti sta ora emergendo dall’ombra.
La zona transnettuniana è molto ampia, in quanto comprende una serie di sfere concentriche di grandezza crescente, fino ai limiti del Sistema solare. Essa è simile alla fascia degli asteroidi, ma presenta una densità più bassa essendo i corpi composti principalmente da acqua, ammoniaca e anidride carbonica ghiacciate.
La prima sfera che incontriamo una volta superato Nettuno è la “fascia di Kuiper”, posta tra circa 5 e 8 miliardi di chilometri; essa comprende anche Plutone, dal 2006 relegato al rango di “pianeta nano” e parificato così alle oltre 100.000 piccole e piccolissime presenze della zona.
La fascia di Kuiper viene suddivisa in due parti. In quella interna, dove predomina l’influenza gravitazionale di Nettuno, i nomi dei più grandi tra i corpi celesti che troviamo sono curiosi e inquietanti: Rhadamanthus, Orcus (del quale è stato osservato anche un satellite), Ixion e Huya. Tutti, compreso Plutone, hanno un periodo di rivoluzione attorno al Sole di circa 250 anni e un diametro inferiore a quello della nostra Luna, tanto che alcuni non sono nemmeno considerati pianeti nani, ma semplici “planetoidi”. Va aggiunto che il numero di corpi di dimensioni ancora minori che li accompagnano si sta rivelando enorme. Tutti, grandi e piccoli, vengono indicati con il nome di “plutini”, quasi a compensare la degradazione subita dall’ex nono pianeta del Sistema Solare.

Cartolina da Plutone: il Sole è una stellina lontana… Autrice dell’immagine: Chiara Bonatti
Addentrandoci ancor più nella fascia di Kuiper, in una zona in cui la massa di Nettuno non ha più influenza, troviamo Varuna, Quaoar, Haumea (distante dal Sole 6,5 miliardi di km dal Sole e dotato di un anello) e Makemake (quasi 7 miliardi di km). Alcuni di questi corpi ruotano così velocemente attorno al proprio asse da avere una forma ovale. È alquanto improbabile che su corpi tanto inospitali possa esistere anche la più elementare forma di vita; il discorso si può ovviamente estendere a tutte le altre presenze transnettuniane.