Omaggio alla bicicletta
L’avventura di una imbronciata giornata di novembre 2006 è una delle innumerevoli, allegre e spensierate esperienze che solo la Bicicletta (il maiuscolo non è accidentale) sa darmi.
Che tempo oggi! Nubi basse e freddo umido, la classica giornata di novembre che molti preferiscono passare a letto fino a tardi.
Per me una giornata trascorsa in quel modo sarebbe NON VISSUTA! Ho bisogno, al contrario, di qualcosa che mi dia una bella scossa… e a chi si rivolgono i miei pensieri in queste occasioni? Ma alla bici, ovviamente!
Uno sguardo furtivo dalla finestra, cercando uno spunto… ecco, il passo Mendola avvolto nella nebbia potrebbe rappresentare un bocconcino prelibato… dieci minuti dopo sono già pronto!
I convenevoli con i famigliari, “torno presto”, “sto attento” ecc ecc e sono in sella!
Non mi aspetto nulla di particolare da una giornata del genere, solo una boccata d’aria fresca e un po’ di allenamento. Chissà quante volte anche Marco Pantani sarà uscito in bicicletta in condizioni del genere… “lui però era un professionista” potrebbe obiettare qualcuno. “Non c’entra nulla!” ribatterei io, perché il Pirata era mosso dalla mia stessa passione. “Quando saliva in bici gli si leggeva la gioia negli occhi” – ha detto un giorno sua mamma. Beh, è così anche per me. Almeno questo, e temo solo questo, mi accomuna a lui dal punto di vista ciclistico!
Pedalo attento alla strada, non c’è molto altro da guardare in quell’atmosfera uggiosa di posti visti fin troppe volte.
Salendo la nebbia si fa più fitta… chi me l’avrà mai fatto fare, potrebbe sbottare qualcuno. In quelle occasioni mi viene in mente mia madre, sempre a chiedermi se me l’ha ordinato il dottore! Inutile tentare di rispondere, sono sensazioni tutte mie e cercare di trasmetterle ad altri sarebbe tempo perso.
Però… che nebbione! Le auto sbucano improvvisamente dal mare di nuvole, mi sento a disagio in quella situazione, inusuale anche per un vecchio volpone della bici quale ormai mi sto avviando a diventare… Ce ne vuole di passione, in quei momenti, per non girare il manubrio e tornare verso casa!
Ogni tanto strani bagliori sembrano voler preannunciare chissà quali novità… poi tutto si richiude, e un silenzio ovattato torna a fagocitare ogni cosa.
Eppure anche questa pedalata riesce a darmi qualcosa. Sarà la fatica, alla quale ormai il mio corpo è ampiamente abituato (credo che il termine corretto sia “assuefatto”…), sarà il fatto di essere all’aria aperta, sarà che questo silenzio è tanto… silenzioso da risultare affascinante, ma mi sembra bello anche questo nastro di asfalto visto e stravisto fino alla nausea!
Eccomi a un paio di chilometri da quella che avevo deciso essere la vetta di giornata. Sembrerebbe già tutto finito, il tempo di cambiarmi e sarò a casa, pronto ad affrontare con l’umore giusto il resto della giornata.
Sembrerebbe che la mia pedalata debba finire qui…sembrerebbe… perchè d’un tratto dietro un velo di nubi fa capolino il disco lucente del sole… il sole??? Ma che succede, il mondo sembra rovesciarsi, sto sbucando sopra le nuvole! Non me lo aspettavo proprio, e sì che non sono un novellino in fatto di meteo… quello che pensavo essere un cielo pieno di nubi altro non era che un lenzuolo di nebbia che copre la valle dell’Adige sotto i 1000 metri di quota. Più sopra c’è il sole, e che bel sole!!
Che strana sensazione, sembra di pedalare sulle nuvole o magari, con un po’ più di fantasia, di sporgersi pericolosamente sul bordo di un pentolone colmo d’acqua bollente!
Il mare di nebbia si contorce, s’avviluppa, sembra volermi riavvolgere nelle sue spire, ma io continuo a salire e lui è sempre più lontano, solo alcuni tentacoli risalgono minacciosi tra il bosco… poi la luce prende definitivamente il sopravvento, il cielo sereno e il sole tiepido portano un’allegria ancor più bella perché inaspettata.
Continuo a guadagnare quota, ormai sono al passo, ma perché finire qui? Posso salire ancora, l’entusiasmo è alle stelle, non c’è più né freddo né fatica. La pendenza arriva a sfiorare il 18% ma sembra nulla, e poi più salgo più l’aria è limpida e mite e l’atmosfera accogliente. Sono in cima, la strada è finita, quasi quasi mi dispiace.
Di solito da quassù si gode di una vista sconfinata sulla Valle dell’Adige e sulle Dolomiti. Oggi, invece, sotto i miei piedi uno spettacolare mare color cenere nega la vista di ogni cosa. Mentre mi cambio mi viene in mente che tra poco mi ci dovrò rituffare… mi vengono i brividi, qui si sta così bene!
Non vorrei ripartire, ma devo. L’avventura è finita, mettiamola nell’armadio dei ricordi, ci resterà per sempre, questo è sicuro. Ehi, ma quanto posto c’è ancora, mi ci vorrà del tempo per riempirlo tutto!
Ancora una volta grazie, bicicletta! Che cosa mi sarei perso nella vita, se non ti avessi conosciuto? Non voglio nemmeno pensarci… Meno male che c’è stato papà Carlo a trasmettermi la passione!
E adesso giù a capofitto in discesa. Alla prossima!
Meraviglioso…