Spunti geologici e climatologici in Oltradige
A pochi chilometri da Bolzano è possibile effettuare una serie di osservazioni di notevole interesse geologico e climatico relative a epoche cronologicamente molto distanti tra loro.
A sud-ovest a Bolzano è situato un territorio chiamato Oltradige (in tedesco: Überetsch) esteso poco più di 100 km2, che rappresenta il fondo di un’antica valle, attualmente rilevato di 2-300 metri rispetto al letto del fiume Adige. A nord l’Oltradige è delimitato da un’immaginaria linea che collega Riva di Sotto a Castel Firmiano, a est il Monte di Mezzo lo separa dalla valle dell’Adige, a ovest incombono i ripidi contrafforti della catena della Mendola e a sud esso digrada dolcemente verso il lago di Caldaro.
L’osservatore attento è in grado di distinguere in questo territorio le tracce di alcuni dei più importanti eventi geologici e climatici della regione alpina; prima di tutto va rilevato come il basamento dell’Oltradige è costituito dal Complesso Vulcanico Atesino, un enorme tavolato di rocce vulcaniche che risalgono al periodo Permiano, quasi 300 milioni di anni fa. Si trattò di un evento di grande potenza e di lunghissima durata e che interessò vaste aree d’Europa. La roccia in posto è di tipo effusivo (solidificatasi in superficie), acida (alto contenuto di silice), che geologicamente viene definita riolite o più comunemente porfido; la riolite è affiancata da altri depositi vulcanici di tipo piroclastico (brandelli di lava, cenere, nubi di gas ardenti) che ricadono sotto il generico nome di tufi. Se la Valle dell’Adige è impostata lungo un’imponente frattura apertasi in questo tavolato porfirico, l’Oltradige è disposto su una faglia minore.
Al di sopra del porfido ecco elevarsi a ovest le bianche pareti della Dolomia dello Sciliar, formatesi oltre 200 milioni di anni fa nel mare della Tetide, quando l’epoca dei Dinosauri era iniziata da poco. In quel mare caldo e tranquillo si accatastò un’immane mole di sedimenti e resti scheletrici di animali marini
In tempi recenti (circa 200.000 anni fa) le acque dell’Adige scorrevano nel territorio dell’Oltradige. Non ci si stupisca di questa affermazione: il fiume non procedeva in salita, più semplicemente la morfologia del territorio era diversa dall’attuale, con l’attuale fondovalle posto a quote più elevate. Si suppone tra l’altro che un cordone roccioso (un prolungamento del Monte Guncina in qualche modo collegato al Monte di Mezzo) deviasse il cammino al fiume, costringendolo a questa per noi singolare divagazione.
Le tracce del passaggio fluviale sono ancor oggi evidenti grazie alla presenza di un deposito alluvionale di ciottoli e sabbia che che i geologi hanno denominato Conglomerato di Caldaro. Si tratta di sedimenti fluviali ben gradati costituiti da ciottoli arrotondati inclusi in una matrice sabbiosa.
Sopra di esso si trova il materiale morenico prodottosi durante l’ultima glaciazione, quella del Würm (da circa 100.000 a 12.000 anni fa), modellato dal potente fiume di ghiaccio in cordoni stretti e allungati nella direzione di scorrimento; si tratta dei piccoli rilevi chiamati dai geologi “drumlins”. Proprio a causa di questo modellamento essi presentano una diversa morfologia nei margini anteriore e posteriore: quest’ultimo, normalmente esposto a nord, molto acclive; il primo, che nella maggior parte dei casi guarda verso sud, più dolce. Solo la parte superficiale dei drumlins è costituita da deposito morenico; i sedimenti profondi fanno invece parte del Conglomerato di Caldaro, che venne coinvolto nella imponente azione di dragamento operata dal ghiacciaio würmiano.

Tracce dei passaggi glaciali pleistocenici: rocce “montonate” (liscioni glaciali).

Un drumlin sito nei pressi di San Paolo
Esiste in Oltradige un deposito ancor più recente delle già giovanissime (in termini geologici) morene würmiane. Si tratta dei depositi lacustri osservabili in alcune località (cava Pillhof vicino a San Paolo, piana di Caldaro, versante del Monte di Mezzo che guarda verso la Val d’Adige all’altezza del lago di Caldaro), testimonianze delle fase di ritiro dei ghiacci (da circa 12.000 anni fa), quando l’acqua di fusione riempì grandi bacini e sul loro fondo si accumulò sabbia giallastra a grana fine e limo. Un potente spessore di questo materiale lacustre è visibile sulla strada che collega lo Stadlhof al Kreither Sattel (passo del Coyote). In alcune stratificazioni sono evidenti fenomeni di scivolamento gravitativo (“slumping”) che gli strati fangosi, poco coerenti, subivano a causa del peso di quelli sovrastanti.

Depositi fluviali nella cava Pillhof, zona nord dell’Oltradige
In un territorio di estensione tutto sommato limitata troviamo quindi testimonianze di varie epoche geologiche e di mutamenti climatici di grande portata; considerate le distanze e i dislivelli modesti, una visita a questi luoghi è alla portata di tutti gli appassionati.