Tre giorni fuori dal mondo
Come si potrebbe classificare la mia tre giorni, dal 19/6 al 22/6/2020, in bici+treno a Gabicce? Una scappatella, una fuga dagli impegni, una libertà che non dovrei prendermi, un cattivo esempio, uno spreco di tempo e denaro? Beh, non sono pochi quelli che lo penserebbero, non ho dubbi, ma per me si è trattato di assaggiare tre giorni di VITA. La vita come dovrebbe essere, fatta di poche cose, belle e semplici, come scendere da un treno, fiondarsi in albergo e un’ora dopo essere già a Casteldimezzo, a sospirare davanti al mare, ancora una volta. O rientrare in camera dopo un mattino da leoni sui pedali e trovarsi a progettare dopo una doccia e una merendina iperproteica un altro giro in bici, infilarsi nel secondo paio di pantaloncini e partire nuovamente verso il blu del mare e l’azzurro del cielo. E poi rientrare, una breve pausa e ripartire nuovamente, come se non esistesse nulla all’infuori della mia bici e del mare.
Non voglio però farmi guidare dalle emozioni, ma descrivere lo svolgimento di questo viaggio nella speranza che le mie esperienze possano essere di aiuto a chi intende sperimentare il bici+treno. Perché il bici+treno è ecologico, stimolante, divertente e, con la giusta organizzazione, anche snello ed economico. E c’è un altro aspetto da non sottovalutare: il bici+treno ci insegna a viaggiare leggeri, liberandoci dal superfluo che invece carichiamo in macchina, una marea di stupidaggini che appesantiscono la nostra vacanza, in tutti i sensi.
Per i miei tre giorni a Gabicce è bastato uno zaino in cui avevo tutto, da un ricambio di indumenti leggeri al casco, dal caricabatterie per il cellulare alle scarpe da ciclismo. Tutto il necessario in uno spazio molto piccolo rispetto al bagagliaio di un’auto.

Ecco tutto ciò di cui ho bisogno per le mie vacanze: una bici e uno zaino!
L’avventura è iniziata alle 8:31 del 19 giugno, con la partenza del treno regionale che mi ha portato senza ritardi e senza problemi a Verona. Ribadisco la scomodità dei posti bici proprio in corrispondenza di seggiolini a ribalta. Che idea stramba! Fortuna che non viaggio mai in periodi di grande affollamento, e questo non lo era anche a causa dell’emergenza Covid non ancora del tutto conclusa.

La bici sul regionale Bolzano-Verona
A Verona la prima chicca: dovendo attendere circa due ore la partenza per Bologna, disponendo della bici e avendo un semplice zaino sulle spalle mi sono potuto permettere una visita alla città vecchia sfruttando la comoda ciclabile che porta a piazza Bra, proprio dinnanzi all’Arena. Poi ho dato un’occhiata nei dintorni, giungendo sul Lungoadige e ammirando alcune bellezze architettoniche della zona. Che lusso ragazzi! Possiamo immaginare una cosa del genere in auto? Uscire dall’autostrada, infilarsi nel caotico traffico della città, trovare parcheggio (a pagamento, s’intende!), dover camminare sotto il sole… ma è ovvio che non ci si penserebbe nemmeno!

Breve pedalata a Verona, in attesa del treno per Bologna…
Dopo un paio d’ore, che ho sfruttato anche per rifocillarmi, sono ripartito per Bologna con un regionale veloce giunto a destinazione senza intoppi, con la bici che ha trovato un comodo posto vicino a me. Stesso copione, con un tempo di attesa molto più breve, dal capoluogo emiliano alla stazione di Cattolica-San Giovanni (in Marignano)-Gabicce, dove alle 16:25 sono balzato giù dal vagone con l’entusiasmo di un ventenne :-D Ho pedalato fino al vicino hotel, mi sono accordato con i gestori per un posto-bici custodito, ho buttato lo zaino sul letto in camera e in pochi secondi ero già in divisa ciclistica pronto, come già detto in apertura, per il primo saluto a Casteldimezzo. L’entusiasmo era tale che sui pochi km che separano Gabicce dal mio borgo dei sogni ho frantumato molti dei record personali che avevo stabilito con Strava negli anni scorsi. Non oso pensare al mal di testa e alla fiacchezza con i quali sarei arrivato dopo un viaggio di ore in auto sotto il sole, tra code, incapaci ed esaltati vari che popolano le sgangherate (e costose) autostrade italiane!
I due giorni successivi sono trascorsi alla grande (non penso di aver mai percorso così tanti km in così breve tempo), ma qui mi sono riproposto di parlare di bici+treno, non di emozioni sui pedali, che mi limito a descrivere al volo con un’immagine

Il treno ti porta a un passo dai tuoi sogni, ma è la bici che ti fa coprire l’ultimo tratto, quello più emozionante
Andiamo al rientro, dunque: partenza lunedì 22/6 alle 11:38, orario che mi ha dato la possibilità di fare l’ennesimo salto a Casteldimezzo in primissima mattinata, ancor prima della colazione, e di ciondolare poi sul lungomare per un altro saluto a luoghi che mi sono ormai cari.

In attesa del treno per il mesto ritorno…
Devo dire che il rientro è stato decisamente più problematico, nonostante un solo cambio. Per la prima volta ho trovato alcune grosse difficoltà. Tra Cattolica e Bologna per esempio, lo spazio per le bici e per i viaggiatori era piuttosto risicato. In più ho notato che si fa sempre più largo tra gli extracomunitari che fanno la spola tra le stazioni toccate dai regionali l’abitudine di portarsi appresso vecchi catenacci, che sistemano alla meglio; il controllore, in tempi post-Covid, si fa vedere molto poco, altrimenti penso che avrebbe qualcosa da ridire. È capitato che uno di questi catorci (non riesco a trovare una definizione più elegante!) venisse appoggiato alla mia bici, non essendoci altri posti a disposizione. Per fortuna non sono “fissato”, perché il rischio di uscirne con un graffio c’era (ma devo dire che il ragazzo ha poi dimostrato una certa attenzione). Il bici+treno, quindi, non è adatto a chi ha un atteggiamento, diciamo così, particolarmente protettivo (e non sono pochi) verso la propria specialissima.

Una Colnago e una “Tiziana”: accostamento che farebbe inorridire i puristi!
Dopo Verona c’è stato un guasto di una certa gravità e la linea del Brennero è rimasta bloccata nei due sensi per diverso tempo, tanto che il ritardo finale ha sfiorato le due ore. Non tutto va sempre come da programma. Mi consolo con il fatto che, se mi fossi trovato su un Freccia, non sarebbe cambiato gran che. A dirla tutta, non vado matto per i treni veloci: certo, il posto è riservato e vengono offerte alcune comodità supplementari, ma le possibilità di muoversi sono limitate praticamente all’andare in bagno. Preferisco potermi spostare a piacimento, cambiando punto di vista e avendo oltretutto la mia bici montata e pronta all’uso. Le trasferte con la bici nella sacca sono piuttosto scomode (per quanto leggeri possano essere telaio e ruote da corsa) e la scappata in centro a Verona non avrebbe avuto luogo; quelle senza bici, che noleggio sul posto, sono già meglio, anche se non sai mai quale mezzo ti verrà affibiato.
Con la bici montata al seguito ho potuto rientrare a casa dalla stazione in completa autonomia, senza dover scomodare qualcuno che mi venisse a prendere in macchina (orrore!) o dover salire su un autobus con un bagaglio decisamente ingombrante.
Le esperienze migliori, dunque, sono quelle in cui viaggio con la mia “bella” al fianco, pronta a farmi da supporto ovunque e in qualunque momento ne abbia bisogno.
Buon bici+treno a tutti!

Il biglietto per la bici: 3,5 euro bastano per tutto il giorno