Waterspout

Il fatto di vivere in una località meteorologicamente noiosa è una vera e propria disdetta per un amante dei fenomeni atmosferici “forti” (non necessariamente distruttivi!), quelli che fanno rimanere a bocca aperta. Per questo un evento tutto sommato normale per chi è abituato ai poderosi contrasti tra terra e mare è diventato per me un momento di grande emozione.
Ecco come è andata…

Il 20 giugno 2010 è una data che attendo con ansia ormai da qualche giorno, con un occhio al cielo e uno alle carte meteo su internet.
Sono a Misano, piccola località della Romagna dove dopo anni di vane attese potrò forse soddisfare il desiderio di assistere alla formazione di una waterspout… una tromba marina “semplice”, insomma.
È singolare che un appassionato di meteorologia di lunga data non sia ancora stato in grado di guardare, ammirare e fotografare un fenomeno che non è certo infrequente in Italia. Eppure è così… ma oggi potrebbe essere il gran giorno!
Nella notte precedente una massa d’aria fredda ha valicato le Alpi e, nonostante la stagione, ha portato la neve a quote decisamente basse. Non solo le cime dolomitiche, ma anche località di media montagna si sono ritrovate a fare i conti con attività decisamente più consone al periodo invernale, come tirare fuori dall’armadio giubbotti, spalare la neve e spargere sale lungo il vialetto di casa!
L’aria fredda del nord Atlantico ha seguito una traiettoria perfetta, penetrando in parte dai passi alpini e in parte dalla Valle del Rodano. Si è così venuta a scavare una bella depressione sul Mar Ligure. Se fosse stato inverno, l’Italia del nord avrebbe visto diffuse nevicate fino in pianura, ma l’estate è il periodo dei temporali e infatti il forte contrasto con l’aria calda e umida preesistente ha generato violenti fenomeni un po’ dappertutto.
Internet mi permette di seguire passo per passo l’avanzata dell’aria fredda. Sembra quasi che un’orda barbarica calata dal nord espugni a una a una tutte le città padane: cedono a suon di tuoni e fulmini Milano, poi Pavia, Cremona, Piacenza, Bologna… e l’attesa cresce.
Sono le due del pomeriggio, in spiaggia la mattinata è trascorsa tranquillamente e di certo per la stragrande maggioranza dei vacanzieri l’ingresso dell’aria fredda non è in cima all’elenco dei pensieri. Anche perché le nuvole, almeno per ora, sembrano poco decise a coprire il cielo. Ma è solo questione di tempo: dall’immagine dal satellite sembra chiaro che tra poche decine di minuti le cose cambieranno.
Come previsto non passa molto prima che il cielo si scurisca e compaiano le prime bande di pioggia: il cambiamento è ormai una realtà. Per usare un linguaggio a metà strada tra la meteo ed la culinaria, l’ingrediente principale per una tromba marina, il forte contrasto tra due masse d’aria diverse, c’è, eccome se c’è!
Accenno un saluto alla famiglia e vado a cercare il miglior punto di osservazione in spiaggia.

La situazione in quei momenti vista dal satellite

Il vento spira forte da SE, la base delle nubi è molto vicina al suolo. Non capisco davvero perché non ci sia nessuno nei dintorni, lo spettacolo è stupendo, il mare è di un colore verde smeraldo, le nubi spaziano dal bruno cupo al violaceo. Mi trovo seduto sugli scogli in un ambiente surreale e tutto sommato, esausto da mesi e mesi di meteonulla nella mia città natale stretta tra le Alpi, mi dico che questo è già un ottimo inizio e forse anche di più.
Cerco di non accontentarmi adocchiando una torre d’acqua più imponente delle altre. È un bel cumulonimbus della specie calvus, già ben strutturato e, chissà, possibile fonte di una tromba marina. Sta provocando un forte rovescio su Gabicce e la banda delle precipitazioni ingloba pian piano anche Cattolica, poi Porto Verde… due chilometri e sarà qui!
Ai primi goccioloni medito la fuga dagli scogli, ma la nube mi sfiora soltanto e corre parallela alla costa puntando un obbiettivo che si rivela essere lo stesso agli altri cumulonembi nei dintorni. In effetti tutte le nuvole convergono verso un punto, aspirate probabilmente da una “collega” più potente che vuole fare piazza pulita delle concorrenti.

In quel momento Misano sembra il centro del mondo, almeno da punto di vista meteorologico…

Mi accovaccio dietro ad un grosso masso perché il vento si è fatto davvero fresco: a occhio direi che la temperatura è scesa sotto i 20 gradi. Resisto, perché mi rendo conto che l’energia in gioco è tanta e potrebbe non finire tutto qui… e l’intuizione non è del tutto sbagliata!
Il cumulonembo che sta sfilando a poche centinaia di metri ha deciso che sì, forse questa è la volta di mostrarmi cos’è una tromba marina. La base del congestus si fa scura, molti fractostrati prendono direzioni un po’ sospette, forse ci siamo! Sto anche rischiando qualcosina (e non è nella mia natura!) perché un eventuale landfall della nube a imbuto, la proboscide che si allunga verso il basso quando la tromba si forma, potrebbe anche buttarmi a mare… prospettiva per nulla tranquillizzante!
Il processo di formazione della waterspout è però disturbata da due fattori: il forte vento sinottico e l’attrazione della cella più potente della zona, che sta risucchiando tutte le altre verso di sé.
“La mia piccola”, così mi trovo a battezzarla in quei minuti di passione, sembra veramente dare tutta se stessa per accondiscendere ai miei desideri. Altri fractus, altre nubi sospette, non siamo lontani! Seguo d’istinto la nube nel suo cammino fino ad un molo, vorrei quasi urlarle: “dai, piccola, ancora uno sforzo”, ma pian piano l’accenno di rotazione si spegne e la nube, dopo aver vissuto il suo momento di gloria, torna ad essere una dei tanti pezzi di un puzzle che si va componendo.
Il vento rinforza ancora, è il momento di tornare sui miei passi e accettare il fatto che non è ancora giunto il momento di vedere una tromba marina.
Eppure l’emozione di quei momenti, sugli scogli, dinnanzi ad uno scenario da favola, rimarrà forte.
Quasi riusciva a farmi un bel regalo, la mia piccola!

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